Tagli alle scuole in provincia di Lucca, Nardini: “Toccati solo gli istituti sottodimensionati”

L’assessore regionale: “Ci siamo battuti contro il ridimensionamento imposto dal governo con ricorsi, ma ora dobbiamo adeguarci al pronunciamento della Consulta”
Gli accorpamenti di istituti scolastici in provincia di Lucca? Frutto di un lavoro di ascolto e concertazione che si è basato sul criterio del sottodimensionamento secondo il parametro 600/400 (per i Comuni montani) studentesse e studenti. A dirlo è l’assessore regionale all’istruzione, Alessandra Nardini, intervenendo dopo la nota della Flc Cgil di Lucca che aveva attaccato i tagli. Nardini ha ricordato l’impegno della Regione e suo personale ad evitare il ridimensionamento di alcuni istituti imposto dal governo. Tagli che in provincia di Lucca riguarderanno 4 istituti comprensivi tra cui quelli di Pescaglia e Bagni di Lucca e una scuola superiore.
“Trovo davvero sorprendenti – afferma Nardini – le dichiarazioni dell’Flc Cgil di Lucca e lo dico con il massimo rispetto che sono solita portare a chi rappresenta lavoratrici e lavoratori.
Penso però che si debba essere intellettualmente onesti nel rappresentare la situazione che siamo chiamati a gestire. Mi preme ricordare, innanzitutto, che la Regione Toscana si è opposta in ogni modo, con il voto contrario in Conferenza delle Regioni, con il ricorso alla Corte Costituzionale e al Tar del Lazio, rispetto alla scelta del Governo Meloni sul dimensionamento”.
“Proprio per questo, a settembre – ricorda Nardini -, avevamo approvato in giunta, su mia proposta, una delibera che non imponeva ai territori di tagliare nel prossimo piano di dimensionamento 15 autonomie scolastiche, come invece indicato dal Governo, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale. Adesso l’espressione della Consulta c’è stata e, visto che le sentenze si rispettano anche quando non le condividiamo, è chiaro che dovremo rivedere la nostra scelta e adeguarci“.
“Quello che mi stupisce – commenta Nardini – è che la Flc Cgil di Lucca non menzioni il fatto che, da mesi, è aperto un confronto con gli enti locali e le organizzazioni sindacali, con cui abbiamo condiviso ogni passaggio, dall’opposizione alla scelta del ministro Valditara, alla necessità di definire noi dei criteri per dimensionare, evitando così tagli lineari e indistinti calati dall’alto. Ci tengo a sottolineare che il percorso di confronto e concertazione attivato è stata una precisa scelta politica, scelta non dovuta ma che ho ritenuto doverosa proprio per il rispetto verso i territori e verso chi rappresenta lavoratrici e lavoratori della scuola”.
“In queste settimane, infatti – prosegue Nardini -, si sono svolti più incontri con Anci Toscana, Upi Toscana e Città Metropolitana di Firenze in rappresentanza di Comuni e Province, e con Cgil, Cisl e Uil regionali; la Cgil Toscana era rappresentata a questi incontri sia della Flc Cgil regionale sia della Confederazione. In quelle riunioni, di cui l’ultima si è tenuta proprio ieri pomeriggio, abbiamo tutti condiviso che il criterio da adottare fosse quello di individuare gli istituti scolastici da accorpare tra i sottodimensionati secondo il parametro 600/400 (per i Comuni montani) studentesse e studenti. Da qui il fatto che alcuni territori, alcune province toscane, non subiranno accorpamenti, non per una scelta arbitraria ma perché hanno già correttamente dimensionato negli anni e non presentano attualmente istituti sottodimensionati. Nel definire i criteri, tutte e tutti insieme, abbiamo deciso di salvaguardare dagli accorpamenti gli istituti scolastici situati in Comuni individuati come aree interne ultraperiferiche e periferiche. Coerentemente con le politiche portate avanti da Regione Toscana, confermiamo con questa scelta la convinzione che questi territori necessitino di una particolare attenzione. Dalle parole che leggo, sembra invece che questa considerazione non sia condivisa dalla Flc Cgil di Lucca e questo francamente mi stupisce. Ritengo che il mio compito sia quello, soprattutto di fronte a scelte così complesse, di individuare criteri generali, imparziali e oggettivi, che valgano per tutto il territorio regionale e che provino, come ho spiegato rispetto alle aree interne, a non acuire ulteriormente disuguaglianze già esistenti. Dispiace vedere che alcuni soggetti locali non riconoscano il percorso di confronto svolto a livello regionale e che raccontino che il confronto non c’è stato quando invece sanno benissimo che non è così”.