Polveri sottili, la provincia di Lucca tra le 58 più inquinate d’Italia

il trend di PM 2,5 in aumento del 12,9% dal 2018 ad oggi. I rischi per la salute secondo il ministero
Smog e polveri sottili, la provincia di Lucca sempre più inquinata. Il monitoraggio atmosferico Copernicus si è svolto tra il 2018 e il 2022. In questo periodo, l’inquinamento da Pm 2,5 è risultato in aumento in 30 città italiane.
A registrare le crescite più significative nei livelli di è stata Biella (+17,2%), seguita da Lecco (+14,8), Vicenza (+14,3%), Como (+14,2), Varese (+14%), Lucca (+12,9%) e Pistoia (+12,7%). Risulta in salita anche la concentrazione media annua di Pm2,5 nelle province venete di Padova, Verona e Treviso (rispettivamente al quinto, settimo e nono posto).
A fornire i numeri dell’inquinamento nelle città è Deutsche Welle, in collaborazione con lo European Data Journalism Network di cui fa parte anche Il Sole 24 Ore. Il giornale ha estratto i dati satellitari del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus (Casm): dall’analisi si evince che i territori della Pianura Padana sono tra i più inquinati anche su scala europea.
Analizzando il trend storico del particolato sottile (Pm2,5) dal 2018 al 2022 è possibile scoprire che, tra i 27 stati membri dell’Unione europea, i territori del Nord Italia spiccano negativamente rispetto a tutti gli altri, con livelli simili solo a quelli rilevati in alcune regioni della Polonia. In particolare, tra il 2028 e il 2022, lo smog risulta in crescita in 30 delle 58 città definite “inquinate”. A fare da capofila è Biella seguita da Lecco, Vicenza, Como, Varese, Lucca e Pistoia. Anche al Sud Italia, però, ci sono ci sono province inquinate. Quelle più a rischio sono Napoli, Caserta, Benevento, Taranto, Avellino, Lecce e Brindisi. Roma si trova al 41esimo posto della classifica con un aumento di Pm2,5 del 3,3% tra 2018 e 2022.
Le sorgenti del “particolato” (Pm 2,5)
Il particolato fine Pm2,5 viene prodotto tipicamente da sorgenti di natura antropica (industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale) e può essere di tipo primario quando viene emesso come tale in atmosfera direttamente dalle sorgenti oppure può essere di tipo secondario quando si forma da reazioni chimiche tra altre specie inquinanti. È possibile sostenere che all’interno del Pm 10 di origine secondaria tutto il particolato sia costituito in realtà da particelle di Pm 2,5 che ne rappresenta la parte prevalente.
Gli effetti sulla salute
Come per il Pm 10 le particelle fini sono caratterizzate da tempi lunghi di permanenza in atmosfera ma nello specifico, rispetto alle particelle grossolane, i Pm2,5 date le ridotte dimensioni, una volta inalate sono in grado di penetrare in profondità nel sistema respiratorio umano superando la barriera tracheo-bronchiale e raggiungendo la zona alveolare.
Come drammaticamente sottolineato dall’Agenzia Europea dell’ambiente nel rapporto 10/2019 nei 41 paesi del continente europeo si sono registrati, nel 2016, 412mila decessi prematuri attribuiti all’esposizione a polveri fini. Secondo quanto riportato dal ministero dell’ambiente “le particelle fini possono attraversare la barriera alveolare, passare nel circolo sanguigno ed essere assorbite dai tessuti. Più vulnerabili ai rischi connessi all’esposizione a inquinanti atmosferici, sono i soggetti con patologie cardiache o polmonari, i bambini e gli anziani. Nei soggetti con patologie cardiache, cardiovascolari o polmonari l’inalazione del particolato è associata a un incremento di morbilità – riacutizzazione di sintomatologia preesistente – e mortalità cardiorespiratoria. Per i bambini l’aumento del rischio è dovuto a diversi motivi: un apparato respiratorio e un sistema immunitario non ancora completamente sviluppati, livelli di attività fisica più elevati, maggiore frequenza respiratoria che li espone all’inalazione di una maggiore quantità d’inquinanti in proporzione al peso corporeo. Ciò comporta un incremento d’incidenza di sintomi respiratori acuti di crisi asmatiche, e nel tempo una riduzione della funzione polmonare. Recenti studi inoltre hanno associato l’esposizione a lungo termine al particolato con l’aumentato rischio di parto pretermine e il basso peso dei neonati alla nascita”.