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Disastri naturali, Lucca potrebbe pagarli caro: è la seconda provincia toscana per vulnerabilità ‘economica’

30 agosto 2023 | 13:56
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Disastri naturali, Lucca potrebbe pagarli caro: è la seconda provincia toscana per vulnerabilità ‘economica’

Il rapporto elaborato dal Joint research centre della Commissione europea

Non succede ma se succede farà danni più che altrove in regione. Stiamo parlando della vulnerabilità economica in caso di disastri naturali che vede la provincia di Lucca penultima in Toscana (dove Massa è ultima ma distaccata di poco) negli aggiornamenti del mese scorso dello studio effettuato per conto della Commissione europea sul tema.

Il Disaster risk management knowledge centre (Drmkc) del Joint research centre (Jrc) della Commissione europea, infatti, pubblica da ottobre 2022 uno studio con l’obiettivo di accendere un faro sulla vulnerabilità ai disastri naturali dei paesi europei e rappresenta un primo tentativo per indagare, attraverso la definizione di un indice, le possibili evoluzioni e grazie a una impressionante ricchezza di dati, consente la gestione in tempo reale delle crisi provocate da disastri naturali. Basato prevalentemente su dati di Eurostat l’indice è stato recentemente aggiornato a luglio scorso ed è consultabile tramite il tool pubblicato sul sito dedicato del Risk data hub ma in italiano è stato pubblicato a luglio scorso un report dal Sole 24 ore.

Dallo studio emerge come in Europa l’Italia sia il paese più vulnerabile alle catastrofi naturali, insieme a Bulgaria, Romania e Grecia. Tuttavia, mentre in prospettiva le cose negli altri tre paesi appaiono in lento miglioramento, in Italia la situazione sembra destinata a rimanere stabile. Questi quattro paesi sono pertanto classificati ad “alta vulnerabilità, stabile nel tempo”, mantengono cioè un’elevata vulnerabilità per tutto il periodo coperto dallo studio, 2005-2035.

Lo studio, la Toscana e la provincia di Lucca

La vulnerabilità è una delle tre componenti di rischio considerate nel Drmkc insieme ai pericoli e all’esposizione agli stessi pericoli.

“La stima del rischio – spiega il Jrc sul Sole 24 ore – consiste essenzialmente nel valutare i possibili impatti di determinati pericoli naturali (terremoti, erosione del suolo, inondazioni, siccità) sui beni esposti a tali pericoli e ponderare la vulnerabilità di tali asset. Asset molto esposti possono avere una vulnerabilità molto bassa, quindi essere considerati a basso rischio: in una zona sismica un edificio tradizionale è più vulnerabile di uno costruito con criteri antisismici”.

Per ridurre la vulnerabilità è necessario identificare e affrontare i fattori di rischio quasi sempre derivanti da scelte e pratiche di sviluppo economico e urbano inadeguate, e legati al degrado ambientale, alla povertà, alla disuguaglianza e alle istituzioni deboli. I governi possono applicare strategie e politiche per ridurre la vulnerabilità introducendo misure precise, progettate per ridurre sia la componente “indipendente dal pericolo” (dovuta essenzialmente all’azione dell’uomo) che quella “dipendente direttamente dal pericolo” (legata agli eventi naturali).

In particolare, la vulnerabilità indipendente dal pericolo, su cui si concentrano gli indici costruiti dal Jrc, tiene conto degli ostacoli che indeboliscono le capacità di un sistema o di una comunità di resistere alle sollecitazioni poste da qualsiasi pericolo. Descrive la suscettibilità a potenziali perdite o danni delle comunità indipendentemente dalla loro esposizione ai vari pericoli. Si basa su molteplici fattori che caratterizzano una comunità situata in un determinato territorio, fattori classificati in quattro dimensioni principali: sociale, economica, politica e ambientale. Per fare un esempio, nel 1980 le vittime del terremoto in Irpinia sarebbero state molte di meno se le abitazioni fossero state più resistenti, se i soccorsi fossero arrivati immediatamente e fossero stati bene organizzati. La Toscana si trova a metà classifica, generale e delle 4 variabili di vulnerabilità, economica, sociale, politica e ambientale.

Anche la provincia di Lucca segue questo andamento tranne che per l’indice economico di vulnerabilità. La valutazione economica dei disastri naturali è un lavoro complesso che richiede una ricerca inter-disciplinare che coinvolga economisti, geologi, pianificatori territoriali ed istituzioni. Questo studio serve infatti proprio alle amministrazioni per correre ai ripari e abbassare l’indice di vulnerabilità, nel caso della Lucchesia quella economico. Un evento disastroso provoca sempre danni al territorio, e in provincia di Lucca l’indice di vulnerabilità economico è pari a 7,25, in una scala che va da 4,5 a 8,5. Solo la provincia di Massa è messa un po’ peggio con un indice di 7,49. Mentre negli altri indici Lucca resta a metà tra il minimo e il massimo indicatore, nel caso di disastro ambientali i danni maggiori secondo la Commissione europea sarebbero appunto di tipo economico. Questo dato deve far riflettete gli amministratori locali che potrebbero e dovrebbero unirsi magari attingendo proprio ai fondi europei del Pnrr per abbassare questo indice di vulnerabilità senza attendere che avvenga il peggio prima di provare a fare qualcosa. Anche perché non c’è solo il Pnrr come fonte possibile di finanziamento. Chi vivrà vedrà.