La relazione della Dia conferma: anche in provincia di Lucca è allarme ‘ndrangheta e camorra

Chiare evidenze dalle indagini: "Traffico di stupefacenti, riciclaggio, appalti e gestione dei rifiuti al centro degli interessi dei clan"

Confermato il trend delle mafie italiane che cercano di non dare troppo nell’occhio per poter continuare a incrementare tutti i loro business criminali radicandosi sempre di più nei vari territori e tentando di infiltrarsi nell’economia sana, provocando comunque disastri come ha ricordato lo scorso anno Bankitalia.

I dati della relazione semestrale della Dia (Direzione investigativa antimafia) riferiti al periodo compreso tra gennaio e giugno dello scorso anno sono come sempre chiari e precisi nella loro sempre inquietante analisi del fenomeno. La tendenza rilevata ormai da diversi anni circa il generale inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate che hanno raggiunto un più basso profilo di esposizione e, come tale, particolarmente insidioso proprio in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità.

Tale atteggiamento risulta sempre più diffuso in tutte le matrici mafiose in considerazione del vantaggio loro derivante dalla mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a condurre i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità senza destare le attenzioni degli inquirenti. La criminalità organizzata infatti preferisce agire con modalità silenziose, affinando e implementando la capacità d’infiltrazione del tessuto economico-produttivo anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica formalmente estranei ai sodalizi.

“Una indubbia capacità attrattiva è sempre rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche da finanziamenti europei tramite i noti fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.

La preoccupazione maggiore anche quest’anno è riferita alle cosche di ‘ndrangheta. “La criminalità organizzata calabrese che trova il suo punto di forza, da un lato, nella fedeltà alle origini e nella solida strutturazione su base familiare e, dall’altro, nella massima flessibilità ed intuito affaristico-finanziario  la proietta all’esterno della regione di origine ed anche all’estero già da anni ormai”.

La Toscana e la provincia di Lucca

La Toscana si conferma, anche nel periodo di riferimento, un territorio d’interesse delle consorterie criminali, con particolare riferimento al settore turistico-alberghiero soprattutto lungo la costa, alla gestione dei rifiuti, alla ristorazione ed agli appalti pubblici. In continuità con il semestre precedente, nella Regione permane la presenza e l’operatività di soggetti contigui alle organizzazioni criminali mafiose ma anche di consorterie criminali straniere dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina. Le attività investigative hanno ulteriormente mostrato come la Toscana rappresenti una terra di interesse per le consorterie criminali.

Nello specifico, le attività criminali si concentrano nell’estorsione e nell’usura, nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti tra la Regione d’origine e la Toscana stessa, nella gestione, traffico e smaltimento illecito di rifiuti, nel riciclaggio di danaro e reimpiego in attività immobiliari o imprenditoriali, con particolare riferimento al settore turistico-alberghiero e, infine, nella penetrazione nell’economia legale tramite l’alienazione e/o costituzione di attività imprenditoriali edili con l’obiettivo di acquisire appalti pubblici.

Per quanto riguarda la provincia di Lucca la Dia pone l’accento su alcune risultanze investigative e giudiziarie ritenute esplicative ed esemplari: “L’11 gennaio 2022, nelle province di Lucca, Caserta e L’Aquila, la Guardia di finanza ha dato esecuzione a un provvedimento di confisca di beni per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro, frutto dell’aggiudicazione di molteplici appalti per milioni di euro acquisiti grazie alla connivenza di un dirigente dell’Asl. L’attività trae origine dall’operazione condotta nel 2018 dalla Guardia di finanza con l’arresto di soggetti appartenenti a un’organizzazione a delinquere con base a Lucca e contigua al clan dei casalesi, dedita all’aggiudicazione illecita di appalti, alle frodi nelle pubbliche forniture e al riciclaggio dei relativi proventi in aziende toscane e campane”. E sempre la Dia sottolinea un’altra operazione relativa al traffico di stupefacenti che ha visto la provincia di Lucca coinvolta tra le altre: “Il 17 febbraio 2022, personale della polizia  di Bologna, Savona, Pisa, Vicenza, Lucca, Arezzo, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e Monopoli, ha tratto in arresto in flagranza di reato i componenti di una consorteria multietnica (composta da due dominicani e un italiano) attiva tra Bologna ed Arezzo ma con base logistica nel vicentino, che, avvalendosi della complicità di un imprenditore italiano, aveva importato tramite lo scalo marittimo di Vado Ligure circa 237 chili di cocaina proveniente dalla Repubblica di Santo Domingo. Nel corso dell’indagine sono stati operati arresti e sequestri di stupefacente in diverse province del nord e centro Italia, tra cui appunto Porto Vado, per un totale complessivo di 743 chili di cocaina. Secondo la ricostruzione degli investigatori lo stupefacente giungeva a bordo di navi cargo che trasportavano containers contenenti “pellame bovino grezzo” destinato ad una società attiva in provincia di Pisa che si occupava di commercio di pellame importato sempre mediante lo scalo marittimo savonese”. Gli interessi criminali possono estendersi, inoltre, su tutta la costa, dall’Argentario alla Versilia, passando per la provincia di Grosseto e in particolare l’alta Maremma (ove riveste sempre particolare interesse il territorio di Follonica, già teatro in passato di significative manifestazioni criminali), le aree portuali di Piombino, Livorno e le province di Pisa e Lucca, fino ad arrivare alla confinante provincia di Massa-Carrara, tutti territori economicamente significativi, vocati al turismo e appetibili per investimenti illeciti.

Insomma la capacità delle mafie, soprattutto la ‘ndrangheta di agire in Lucchesia e in Toscana avendo come unico scopo il business e cercando di evitare i fenomeni più cruenti che attirerebbero troppo l’attenzione per allargare gli affari, infiltrarsi nell’economica legale e riciclare l’enorme mole di denaro proveniente dal traffico di droga è al centro dell’allarma lanciato dalla Dia per questi territori sempre più luoghi di conquista silente ma sempre di enorme pericolo.