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Sistema Vagli, resta sotto sequestro la cava di Piastra Bagnata

2 novembre 2021 | 13:04
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Sistema Vagli, resta sotto sequestro la cava di Piastra Bagnata

Anche la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso avanzato dai legali del presidente della Cooperativa Apuana, Ottavio Baisi

Resta sotto sequestro la cava Piastra Bagnata di Vagli di Sotto.

Anche la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso avanzato dai legali di Ottavio Baisi, 66 anni, presidente della Cooperativa Apuana, indagato per ipotesi di reati legati alla normativa ambientale. Con ordinanza del 23 aprile 2021 il tribunale di Lucca aveva rigettato l’istanza di riesame del decreto di sequestro preventivo disposto dal gip il 15 marzo 2021 rispetto alla cava III del sito di Piastra Bagnata, località Arnetola del Comune di Vagli Sotto, in concessione alla Cooperativa Apuana Vagli Soc. Coop. per i quali Baisi è indagato insieme ad altre persone.

Per gli inquirenti, a vario livello e titolo, gli indagati fanno parte di un sistema in grado di ‘occupare’ tutti i punti chiave per l’assegnazione di appalti e altri lavori pubblici. Con l’obiettivo di ottenere un guadagno reciproco, sotto forma di denaro o di lavoro, coinvolgendo un’intera struttura comunale. Sono circa quaranta gli indagati nella complessa indagine (diversa rispetto a quella a cui si riferisce la sentenza della Cassazione) che, secondo gli inquirenti, dopo un lavoro che ha coinvolto la polizia giudiziaria e tutte le forze di polizia che agiscono sul territorio, dalla polizia di Stato ai carabinieri alla Guardia di Finanza, ha scoperchiato il pentolone di quello che viene definito ‘sistema Vagli’.

Quanto alla sentenza della Cassazione l’indagine della procura riguarda la presunta mancata messa in sicurezza di una “frattura carsica”, presente vicino all’area di estrazione del marmo. Sotto la frattura carsica, infatti, secondo l’accusa, scorre la falda acquifera che dal territorio di Vagli, confluirebbe nel fiume Frigido che per 17 chilometri circa scorre nella provincia di Massa Carrara. Secondo la tesi dell’accusa, l’attività estrattiva rischierebbe di contaminare le acque, attraverso polveri e detriti che filtrerebbero dalla frattura carsica. Diversa la tesi difensiva: la frattura sarebbe infatti già protetta al massimo delle possibilità, senza contare che non esiste dimostrazione che l’acqua possa essere inquinata perché la frattura in questione, non arriverebbe a mettere in comunicazione la superficie della cava con la falda sottostante.

La Regione Toscana, a primavera scorsa, aveva dato il via al procedimento per la decadenza dell’autorizzazione nella cava Piastra Bagnata, sequestrata su richiesta del sostituto procuratore Salvatore Giannino, per violazione del testo unico in materia ambientale in materia di rifiuti. La decisione era arrivata dopo accertamenti svolti nei giorni scorsi dai tecnici regionali.

Già per un’altra cava, la cava Prispola di proprietà della Boana cave Srl, nelle scorse settimane la Cassazione aveva annullato il dissequestro del Riesame e disposto un nuovo giudizio nell’ambito di una diversa inchiesta. Ora sempre gli ermellini hanno respinto il ricorso che chiedeva il dissequestro della cava Piastra Bagnata.

Si legge nella sentenza degli ermellini: “In via del tutto logica e dunque insindacabile in sede di legittimità, il giudice della cautela ha ritenuto che l’accertata, significativa presenza all’interno della Cava III di acqua in quantità rilevante (in alcune zone addirittura superiore ai 15 cm) e di materiale lapideo frammisto a fanghi di lavorazione, non potendo verosimilmente essere giustificata dagli eventi piovosi asseriti dalla difesa ma mai documentati, può piuttosto essere ricondotta al mal funzionamento della pompa per la raccolta d’acqua e dunque ad una attività di coltivazione verosimilmente posta in essere in violazione delle sopra richiamate prescrizioni dell’autorizzazione”.

Ed infatti, il gip nel decreto di sequestro preventivo del 15 marzo 2021, oggi confermato dalla Cassazione, aveva chiarito che, “data la accertata ripetitività della condotta, la libera disponibilità della cava porterebbe certamente all’aggravamento dei reati contestati”, reati che, come ha ben chiarito il tribunale del riesame nel provvedimento impugnato, non riguardano solo la cavità carsica situata al centro della Cava III, ma anche altre zone della stessa. Le complesse e delicate indagini proseguono su tutti i fronti dell’inchiesta.