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Falsi infortuni e rendite gonfiate in alberghi e ristoranti per lucrare sulle indennità Inps e Inail: scoperta maxi truffa

25 ottobre 2021 | 10:40
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Falsi infortuni e rendite gonfiate in alberghi e ristoranti per lucrare sulle indennità Inps e Inail: scoperta maxi truffa

Dodici indagati, coinvolto anche un commercialista. Il giro smascherato dalla guardia di finanza

Una maxi frode nel settore alberghiero e della ristorazione, basato su false assunzioni e finti infortuni sul lavoro, per lucrare sulle indennità in materia di previdenza da parte di Inps e Inail. Un giro, che andava avanti ormai secondo l’accusa da circa 8 anni, smascherato dalla guardia di finanza in cui risulta coinvolto anche un commercialista, grazie al quale venivano gonfiati i rendimenti delle varie ditte coinvolte, spesso riguardanti attività defilate dai tradizionali circuiti del turismo e poste in luoghi marginali della Valle del Serchio, della Garfagnana e della Piana di Lucca.

Che tuttavia sulla carta risultavano in piena e crescente attività. La rete è stata smantellata dai militari del Comando provinciale della guardia di finanza di Lucca, al termine di una complessa e articolata attività investigativa finalizzata al contrasto delle frodi nel settore della spesa previdenziale. Il meccanismo avrebbe prodotto alla gang oltre un milione di euro diindennità, a vario titolo, erogate dall’Inps e dall’Inail. Dodici le persone indagate a vario titolo nell’inchiesta: tra questi figurano imprenditori del settore alberghiero, professionisti, un commercialista residente in provincia di Pisa e alcuni dipendenti delle società create ad hoc e che, per l’accusa, si sarebbero prestati alla truffa e ne avrebbero guadagnato. L’ipotesi di reato principale è quella di truffa agli enti previdenziali.

In particolare, l’indagine, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Lucca, Elena Leone e condotta dalle fiamme gialle della tenenza di Castelnuovo di Garfagnana, insieme a funzionari dell’Inps e dell’Inail di Lucca e da operatori dell’ispettorato territoriale del lavoro di Lucca e Massa Carrara, trae origine da un controllo d’iniziativa effettuato nei confronti di una ditta individuale operante nel settore della ristorazione. L’impresa era stata segnalata alle fiamme gialle dall’Inail dopo che erano arrivate diverse richieste di indennizzo per infortuni sul lavoro. E gli accertamenti svolti hanno permesso alle fiamme gialle di ricostruire un sistema gelatinoso in cui ciascuno dei 12 indagati giocava il suo ruolo. Una sorta di scatole cinesi, la tecnica utilizzata dal gruppo. Stando a quanto ipotizzato dagli inquirenti, sarebbero una decina le ditte create ad hoc per il raggiro. Dalla prima, veniva creata la seconda, il cui titolare risultava essere dipendente della ditta “madre”, anche se apparentemente tra le due non risultava alcun legame reale. E così via di seguito.

Una volta iniziata l’attività, entrava in gioco il commercialista: grazie alla sua compiacenza, le fattura e i conti delle società venivano gonfiati in modo da giustificare l’assunzione del personale. Per lucrare ulteriormente venivano anche inscenati improbabili infortuni sul lavoro. Tutte le false vittime si presentavano al pronto soccorso, lamentando dolori per cadute o incidenti in sala che però non trovavano alcuna conferma diagnostica. Nondimeno, i dipendenti fedifraghi ottenevano qualche giorno di prognosi e il referto necessario per avanzare la richiesta di indennizzo all’Inail.

L’analisi della documentazione acquisita – che si è concentrata su tre attività del settore, tra la Garfagnana e la Piana di Lucca, ha portato, infatti, alla luce l’esistenza diell strutturato disegno truffaldino, ideato e realizzato da imprenditori del settore alberghiero e della ristorazione. In particolare, gli imprenditori in questione, tra cui un commercialista, dopo aver proceduto all’acquisizione di aziende operanti nel settore ricettivo, anche in luoghi defilati e scarsamente produttivi, simulavano, con falsi impianti contabili, un’elevata operatività delle imprese per giustificare, formalmente, l’assunzione di numerosi lavoratori ai quali sarebbe spettata la prevista assistenza da parte degli enti previdenziali (Inps e Inail). E’ a quel punto che sarebbero stati architettati falsi infortuni o lunghi periodi di disoccupazione in modo da ottenere le indennità di legge.

L’accusa ha ricostruito in particolare in particolare l’emissione ad hoc di numerosi scontrini fiscali per dimostrare i volumi dei ricavi delle società, la fittizietà dei rapporti di lavoro e, quindi, delle buste paga predisposte per i dipendenti che, nel tempo, sono stati posti alle dipendenze delle entità giuridiche utilizzate per la frode, nonché la messa in scena di finti infortuni sui posti di lavoro.

Il sistema, sempre secondo gli inquirenti, poggiava sull’apertura e la chiusura ad hoc di svariate posizioni Iva, l’assunzione dei medesimi lavoratori con il riconoscimento di alte retribuzioni (mai pagate) e il cambio della sola ragione sociale e del legale rappresentante, il tutto al fine di incamerare ingenti erogazioni pubbliche per fatti mai avvenuti (ad esempio, gli infortuni falsamente denunciati) e rendere, altresì, difficoltosa la ricostruzione da parte degli organi di vigilanza in caso di controlli.

La totalità delle imprese oggetto di indagini è risultata, inoltre, non aver mai provveduto al pagamento di imposte ai fini dell’Iva e delle imposte sui redditi, nonché dei contributi previdenziali.