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“Mia madre senza cibo all’ospedale”, l’Asl smentisce la figlia

4 ottobre 2020 | 10:03
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“Mia madre senza cibo all’ospedale”, l’Asl smentisce la figlia

L’azienda: “In attesa dell’ambulanza per le dimissioni le è stato servito un pasto completo”

La denuncia diventata virale sui social della famiglia di una donna di 101 anni portata nei giorni scorsi ll’ospedale di Castelnuovo Garfagnana è infondata. Lo afferma l’Asl Toscana nord ovest respingendo le affermazioni della figlia secondo la quale la signora sarebbe rimasta senza cibo fino al rientro nella propria abitazione dal pronto soccorso (secondo i familiari avrebbe chiesto una tazza di tè che non le sarebbe stata concessa).

“L’azienda sottolinea infatti che la signora di 101 anni – si legge in una nota -,  dimessa ed in attesa dell’ambulanza per il rientro a domicilio, ha ricevuto non un semplice tè ma un vitto completo, composto da primo, secondo, contorno e frutta ed ha anche potuto scegliere la tipologia delle portate tra più opzioni. La donna è stata anche assistita in maniera adeguata e sono state soddisfatte tutte le sue necessità ed accolte tutte le sue richieste, compresa quella di stare più comoda, utilizzando una poltrona relax presente in reparto”.

“Come emerge dal verbale del pronto soccorso – prosegue l’Asl -, la signora è arrivata nella struttura alle 14.30. E’ stata visitata subito ed è stata opportunamente trattata rispetto alle problematiche evidenziate.  Dopo l’esecuzione di tutti gli esami e gli accertamenti del caso, alle 18,33 i sanitari ne hanno deciso la dimissione. Mentre la donna aspettava di essere accompagnata a casa con l’ambulanza (l’attesa è stata di tre ore perché c’erano molti mezzi in entrata e si è dovuto aspettare che ce ne fosse uno disponibile per il trasporto a domicilio), le è stato dato da mangiare un pasto completo ed è stata messa nelle migliori condizioni di comfort possibili. Nonostante l’impossibilità di accogliere in Pronto Soccorso un familiare, per le note normative Covid, gli operatori della struttura – come loro consuetudine – hanno quindi curato e assistito la donna con attenzione ed umanità”.