Falso, truffa e furto: sottufficiale condannato a 4 anni

Tre anni e mezzo per peculato anche ad un maresciallo maggiore. Per entrambi il tribunale dispone l'interdizione perpetua dai pubblici uffici

Quattro anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. E’ questa la condanna inflitta dal collegio dei giudici del tribunale di Lucca a Gennaro Arpaia, 56 anni, già comandante della stazione dei carabinieri di Camporgiano e del nucleo operativo della compagnia di Castelnuovo, che era stato sospeso a pochi giorni dal suo trasferimento a Massa. Al militare, che era finito sotto indagine nell’inchiesta “Sistema Vagli” il sostituto procuratore Enrico Corucci contestava una serie di episodi tra il 2018 e il 2019 che l’avevano portato al rinvio a giudizio con le accuse di falso ideologico, truffa ai danni dello Stato, furto e concussione.

Insieme a lui a processo era finito un altro militare che aveva prestato servizio in Alta Garfagnana: si tratta del maresciallo maggiore Vittorio Damiani, 52 anni, di Vagli, quest’ultimo però accusato soltanto di peculato e condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

In particolare, la procura contestava ad Arpaia alcuni episodi svolti nelle sue funzioni di pubblico ufficiale, servizi ispettivi o attività di controllo sul territorio, tra il 16 agosto del 2018 e il 6 febbraio del 2019 che per gli inquirenti non sarebbero stati effettivamente eseguiti dal militare pur figurando nel memoriale giornaliero. L’accusa era, infatti, convinta che sarebbe stato il sottufficiale dell’Arma, in alcune di queste circostanze, ad appuntare falsamente sul quaderno di servizio alcuni controlli e servizi straordinari svolti sul territorio ai quali però – sempre per gli inquirenti – il maresciallo non avrebbe partecipato. Il tribunale lo ha assolto per tre di questi episodi contestati dalla procura perché il fatto non sussiste. Cadute nei suoi confronti anche le accuse relative ad alcune attività di intercettazione telefoniche e di trascrizione che figuravano anch’esse nel memoriale giornaliero e che erano ugualmente finite nel mirino della procura, la quale sosteneva che in questo modo il militare avrebbe indotto in errore il personale amministrativo. Ipotesi non accolta dal tribunale che oggi (22 novembre) ha emesso la sentenza di primo grado.

Al carabiniere il pm contestava anche di essersi introdotto in due circostanze, all’orario di chiusura, nel centro medico Ippocrate di Castelnuovo di Garfagnana, da cui, sempre per l’accusa, Arpaia avrebbe sottratto denaro. Per uno dei due episodi il maresciallo è stato assolto per non aver commesso il fatto, mentre i giudici lo hanno ritenuto colpevole per una presunta intrusione nel centro medico il 15 aprile del 2019. In quell’occasione, sempre stando alle contestazioni che ha mosso al carabiniere la procura, Arpaia si sarebbe introdotto all’interno dell’Ippocrate, impossessandosi di 50 euro che si trovavano all’interno. Per questo il tribunale ha disposto anche un risarcimento di 10mila euro, oltre al pagamento delle spese della parte civile fissato in 4mila euro. Tra le contestazioni che sono state mosse al sottufficiale anche quella di essersi presentato ai gestori del centro medico, spingendoli – stando sempre agli inquirenti – ad assumere una persona a lui vicina come addetta alle pulizie.

Per il maresciallo maggiore Damiani, invece, l’accusa era di peculato. Secondo la procura, si sarebbe appropriato della somma di 3.500 euro, ricevuta in pagamento a seguito di una contravvenzione al codice della strada commessa da uno svizzero alla guida di una Bmw, e non versata – per l’accusa – alla sezione amministrativa del comando provinciale dei carabinieri di Lucca. Si tratta, lo si è detto, del pronunciamento di primo grado: entrambi gli imputati, attraverso i loro legali, potranno fare ricorso in Appello contro la sentenza del tribunale di Lucca.

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