Consumo di suolo, Lucca è tra le province dove si è costruito di più

I dati del report del Sole 24 Ore collocano il territorio al 36esimo posto: pesano le scelte del passato

Il consumo del suolo non si ferma e asfalto e cemento continuano a prendere il posto di terra e verde. La provincia di Lucca non è messa benissimo e risulta 36esima tra le 107 province italiane dove si è costruito di più in passato occupando terreni in barba a qualunque proposito della politica ma negli ultimi 15 anni è tra le prime in Italia dove l’aumento delle cementificazione è stato minore.

I dati pubblicati nelle scorse settimane dal Sole 24 ore riferiscono di una situazione che sta peggiorando in modo costante e inesorabile ovunque. In 15 anni, dal 2006 al 2021, le aree edificate sono aumentate di oltre 115.271 ettari (1.153 chilometri quadrati). Una superficie pari alla provincia di Imperia o al comune di Roma. Nel 2006, il suolo italiano consumato da strade e costruzioni era pari al 6,75%; alla fine del 2021 è arrivato al 7,13 per cento. La media Ue è del 4,2 per cento. A Lucca la media del suolo consumato è del 9,13%, quindi al di sopra della media italiana e più del doppio di quella europea. Ma la situazione in lucchesia è stabile, cioè si è costruito molto in passato, e quindi la percentuale resta alta, ma poi si è continuato a farlo “senza esagerare” e meno di altre province italiane.

L’aumento negli anni recenti a Lucca è stato infatti dello 0,15%. Il passato quindi pesa sulla posizione in classifica. Si legge infatti nel report: “Le cifre dell’Ispra evidenziano due fenomeni. Primo: le zone più costruite si concentrano in pianura e nella cerchia delle grandi aree urbane. Secondo: si tende a costruire di più nelle zone dove c’era già la maggior concentrazione. Tra le province che in termini relativi hanno consumato meno suolo di recente ci sono Trieste, Lucca, Pistoia, Genova, La Spezia e Firenze. Tra quelle in cui le aree edificate sono cresciute di più in percentuale, oltre alle tre più edificate, ci sono tre province pugliesi (Bari, Taranto e Brindisi) e Ravenna”.

Ciò che già è stato costruito quindi non si può abbattere in molti casi e il trucco resta non consumare altro suolo perché poi diventa difficile se non impossibile recuperarlo. Ma si può tentare la strada delle rigenerazione. Di fronte al clima che cambia, servirebbe, secondo Ferraris della Fondazione Clima, una svolta ragionata, anziché invocare la costruzione di argini dopo ogni disastro. Per contrastare il rischio di alluvioni bisognerebbe ripristinare le aree di espansione aggiunge in cui fiumi e torrenti possano esondare senza pericoli. Ma molte di quelle che potrebbero essere valide aree di espansione le abbiamo già urbanizzate e dovremmo recuperarle poco alla volta.

Secondo un’elaborazione di Scenari Immobiliari, i chilometri quadrati di suolo rigenerato in Italia sono passati da 242,5 a 527 tra il 2013 e i1 2022. Un segnale positivo ma non sufficiente. Gli 8mila Comuni hanno la competenza sulla gestione dei propri piani urbanistici, che nella quasi totalità dei casi prevedono aree di espansione ancora non sfruttate, che determinano buona parte del consumo di suolo attuale. La provincia di Monza e Brianza si conferma quella con la maggior percentuale di suolo consumato (40,7%), seguita da Napoli (34,6%) e Milano (31,7%). Le stesse tre province guidavano la classifica nel 2006 e negli ultimi 15 anni hanno consolidato il primato. Rigenerare e recuperare l’esistente per evitare altra cementificazione, questi i rimedi consigliati.

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