Feste di Natale, lettera del vescovo ai fedeli: “La luce del verbo incarnato splenda in tanti pensieri e gesti di bene”

Il messaggio di monsignor Giulietti incentrato sul conflitto in Ucraina. Messa al duomo di Castelnuovo per la vigilia di Natale e l'1 gennaio

Tutto pronto per le celebrazioni natalizie dell’arcidiocesi di Lucca.

La mattina di domani (24 dicembre) l’arcivescovo Paolo Giulietti celebra una messa nel carcere di Lucca, assieme al cappellano don Simone Giuli. Animeranno la celebrazione gli scout del gruppo Lucca-Ponte 1 assieme alle suore Zitine. La sera, Giulietti presiede la veglia di Natale nel duomo di Castelnuovo Garfagnana alle 23.

Domenica (25 dicembre), giorno di Natale, alle 10,30 celebra in cattedrale a Lucca poi alle 17 nella chiesa di San Paolino a Viareggio.

Monsignor Giulietti sabato 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno, presiede il Te Deum di ringraziamento alle 17 a Lucca in Cattedrale. Domenica 1 gennaio, festa della Madre di Dio e Giornata mondiale della pace, l’arcivescovo presiederà invece la messa alle 11 nel Duomo di Castelnuovo Garfagnana, alle 17 nella cattedrale di Lucca e alle 19 nella chiesa di San Paolino a Viareggio. In particolare, la messa delle 17 in cattedrale a Lucca si pone al termine della tradizionale marcia Insieme per la pace, cui prenderà parte anche l’arcivescovo, e che si terrà quest’anno con ritrovo alle 15,45 in San Frediano per poi incamminarsi verso piazza San Martino.

Venerdì 6 gennaio, giorno dell’Epifania, alle 10,30 presiederà nella cattedrale di Lucca.

Questa la lettera inviata dal vescovo Paolo Giulietti ai fedeli. Il tema affrontato, inevitabilmente, è quello della guerra in Ucraina.

Pax in terra hominibus bonae voluntatis. Pace in terra agli uomini amati dal Signore. Chi avrebbe detto che il canto angelico di Betlemme sarebbe risuonato oggi – nel 2022 – tanto drammaticamente attuale? L’umanità, già provata da numerosi conflitti a bassa e media intensità, molti dei quali dimenticati dai media, si è ritrovata a fronteggiare un conflitto come non se ne vedevano da tempo in Europa: la guerra tra due nazioni sovrane, combattuta sul campo da eserciti regolari, con quel corollario di distruzioni indiscriminate, crimini odiosi e vittime civili che sembrava appartenessero al retaggio ormai superato dell’ultimo conflitto mondiale.
La pace, di cui larghissima parte dell’Europa godeva dal 1945 (con l’eccezione non da poco dell’ex-Jugoslavia), è apparsa come un bene non più scontato, ma come una necessità impegnativa e sfidante. Il conflitto ha fatto quasi 250mila vittime, un numero ancora maggiore di feriti e ha causato la migrazione di circa 12 milioni di ucraini, sfollati interni, deportati in Russia o accolti nei paesi dell’Ue. La guerra ha coinvolto anche il nostro paese, non solo nell’accoglienza, ma anche con decisioni – le sanzioni alla Russia e l’invio di armamenti all’Ucraina aggredita – che hanno comportato e comportano pesanti conseguenze per le imprese e le famiglie. Quello del 2022 sarà quindi un Natale di guerra, per i soldati al fronte, per le popolazioni ucraina e russa, e per quanti sono più colpiti dalla crisi economica in Europa. Poca festa, molta incertezza e paura per il futuro. Nei Natali di guerra accadono però anche cose sorprendenti: come non ricordare la spontanea Tregua di Natale nel 1914 tra soldati britannici e tedeschi nelle trincee delle Fiandre? O la celebre favola di Natale messa in scena trent’anni dopo da Giovannino Guareschi tra i prigionieri italiani nel lager di Stalang? Sono tanti i gesti anonimi di pietà, solidarietà e fratellanza che da sempre in questo giorno trovano spazio tra gli orrori delle guerre. A Natale – come leggiamo nel Vangelo di Giovanni – la luce splende nelle tenebre. È una piccola luce, quella del Bambino di Betlemme, nella immensa notte del male, ma le tenebre non l’hanno vinta. Penso e mi auguro che anche in questo Natale di guerra la luce del Verbo incarnato splenderà in tanti pensieri e gesti di bene, nelle trincee di Ucraina, nella città devastate, nei condomìni e nelle strade dove vivono i poveri… Non mancheranno nemmeno nel 2022 i sentimenti di pietà per le sofferenze altrui – anche quelle del «nemico» – e il desiderio di un mondo rinnovato. E sarà di tutto questo che ci dovremo ricordare, quando – speriamo presto! – il conflitto lascerà il posto alle ragioni del dialogo e della riconciliazione. Dovremo ricordarci che, proprio grazie a quel bambino, manifestazione dell’amore di Dio per tutti gli uomini, siamo stati capaci non solo di azioni meschine e innominabili, ma anche di una pietà e una bontà sorprendenti. E su di esse costruire il futuro del mondo.

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