Palazzina esplosa, si continua a scavare tra le macerie: le ipotesi al vaglio per chiarire le cause della tragedia

L'area sarà posta sotto sequestro: periti e tecnici al lavoro. Accertamenti su una bombola gpl e sull'impianto a gas metano

Di quella palazzina bifamiliare non resta nulla. Il luogo in cui sorgeva è trasformato in un cratere di macerie, detriti e resti di una vita quotidiana spazzata via in un istante alle 14,40 di ieri (27 ottobre). In via per Camaiore a Torre i vigili del fuoco continuano però a scavare: gli inquirenti vogliono escludere del tutto che possano esserci altri dispersi seppelliti da tetto e pareti sbriciolati dalla violenza dell’esplosione in cui hanno perso la vita Luca Franceschi, 69 anni e la compagnia Luydmyla Perets, di 44, che abitavano in uno dei due appartamenti, ed in cui è rimasta ferita gravemente Debora Pierini, 26 anni, all’ottavo mese di gravidanza e fatta partorire all’ospedale di Cisanello dove si trova ricoverata al centro grandi ustionati.

Non c’è nessuna denuncia di scomparsa, nessun elemento che faccia pensare alla presenza di altre persone in casa al momento dell’esplosione, ma le operazioni dovranno essere portate a termine per escluderlo definitivamente. All’appello manca, invece, uno dei cani bassotti che la giovane donna allevava con il marito Davide. Altri 12 sono stati tratti in salvo ieri, mentre uno è stato estratto morto dalle macerie.

L’inchiesta e le prime ipotesi

Mentre proseguono queste operazioni e la strada provinciale viene riaperta a senso unico alternato, muove i primi passi l’inchiesta della procura, delegata al magistrato di turno Antonio Mariotti. Già nella giornata di ieri sono stati acquisiti i primi elementi, comprese immagini video e fotografiche realizzate da droni che hanno sorvolato l’area e sono entrati nelle fessure fra i grandi detriti accartocciati della casa. L’intera area – una volta che sarà ispezionata completamente dai vigili del fuoco e dagli uomini della polizia scientifica – sarà sottoposta a sequestro. Il fascicolo per ora aperto a carico di ignoti ipotizzerebbe l’omicidio colposo e le lesioni personali.

In mattinata sul luogo della tragedia è stato effettuato un nuovo sopralluogo dai tecnici dei vigili del fuoco e dalla polizia. Le indagini mirano infatti a ricostruire con esattezza cosa possa aver determinato la tragedia. Una pista sarebbe quella legata ad una perdita di gas da una bombola gpl che alimentava un piano cottura nell’appartamento della giovane donna incinta. E’ stata ritrovata, compromessa dal cedimento della struttura di una stanza sul retro dell’immobile, ma integra. Questo farebbe propendere per l’esclusione dello scoppio. Potrebbe essere, ma è ancora soltanto un’ipotesi, che si sia verificata una perdita di gas che avrebbe saturato l’ambiente e poi generato un’esplosione a causa di un qualunque involontario tipo di innesco: un accendino, l’accensione di una lampada. In quella casa non c’era la rete del gas, ma uno scaldabagno elettrico e una stufa a legna su cui vengono svolti gli accertamenti del caso.

Nell’altra abitazione, quella della coppia di conviventi purtroppo deceduti, l’alimentazione era a gas metano e la casa era allacciata alla rete pubblicata. Anche questo impianto viene passato al setaccio per cercare di chiarire da dove sia partita e soprattutto come la fuga della pericolosa sostanza.

Sull’esplosione non ci sembrano invece dubbi: ci sono le testimonianze dei vicini ma soprattutto i segni di totale devastazione lasciati sul luogo dall’onda d’urto del gas. Detriti hanno invaso anche le case vicine, distanti comunque diverse decine di metri e hanno frantumato i vetri delle finestre.

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